La primavera

La primavera
... sdegno il verso che suona e non crea (Foscolo, "Le Grazie")

giovedì 1 dicembre 2016

Thoreau - LA SERVITÙ E LA DISUBBIDIENZA CIVILE


Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all’autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrevocabilmente nell’infanzia, ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l’unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere? Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l’uso del libero arbitrio, restringe l’azione della volontà in più piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l’uso di se stesso. […] Ho sempre creduto che questa specie di servitù regolata e tranquilla, che ho descritto, possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all’ombra della sovranità del popolo.
(A. de Tocqueville, La democrazia in America)


Un governo dove la maggioranza governa su ogni questione non può essere basato sulla giustizia (…).

Non potrebbe esservi, invece, un governo nel quale a decidere praticamente su ciò che è giusto e ciò che è ingiusto non fosse la maggioranza, ma la coscienza?
(…) Deve sempre il cittadino (…) abbandonare la propria coscienza nelle mani del legislatore? e allora perché ha una coscienza?
Penso che dovremmo essere uomini prima di essere sudditi.
Non è da augurarsi che l’uomo coltivi il rispetto per le leggi ma piuttosto che rispetti ciò che è giusto.
(…) La legge non riuscì mai a rendere gli uomini più giusti neppure di tanto; anzi, proprio per il rispetto che portano alla legge, persino gli uomini di buoni principi si trasformano, quotidianamente, in agenti di ingiustizia.
(…) Le leggi ingiuste esistono: saremo felici di obbedirvi? tenteremo di emendarle, però, osservandole fintantoché non avremo avuto successo? e se le trasgredissimo subito, all’improvviso?
(…) Tutti riconoscono che esiste un diritto alla rivoluzione – il diritto di rifiutare obbedienza e di opporsi a un governo la cui inefficienza o tirannia siano grandi e insopportabili.
(H. D. Thoreau, "La disobbedienza civile")



E. Delacroix, "La libertà che guida il popolo"


sabato 10 settembre 2016

La bellezza


– Sai cosa penso? Che quest’aeroporto in fondo non è brutto, anzi…
– Ma che cosa dici?
– No ma… Visto così dall’alto, uno sale qua sopra e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre, che è ancora più forte dell’uomo e invece non è così! In fondo tutte le cose, anche le peggiori, una volta fatte poi si trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere: fanno ‘ste case schifose con le finestre in alluminio e i muri di mattoni finti… Mi stai seguendo?…
– Eeh, ti sto seguendo!
– …I balconcini, ‘a gente ci va a abitare e ci mette… le tendine, i gerani, la televisione e dopo un po’ tutto fa parte del paesaggio, c’è, esiste, nessuno si ricorda più di com’era prima, non ci vuole niente a distruggere la bellezza.
– Ah be’ ho capito, ma allora?
– E allora… E allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fissarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla.
– La bellezza?
– La bellezza, è importante la bellezza, da quella scende giù tutto il resto.

(Dal film “I cento passi”, dialogo tra Peppino Impastato e l’amico Salvo, che stanno osservando la costruzione di Punta Raisi dall’alto).



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lunedì 1 agosto 2016

Orwell - CIÒ CHE CONTA SONO I SENTIMENTI


"Non importa quello che dici o non dici, ciò che conta sono i sentimenti. Se riuscissero a fare in modo che io non ti ami più ... quello sarebbe tradire."
Julia restò qualche attimo a riflettere. "Non lo possono fare" disse infine. "E' l'unica cosa che non possono fare. Possono farti dire tutto, tutto, ma non possono obbligarti a crederci. Non possono entrare dentro di te."
"No" disse Winston un po' rinfrancato, "no, quel che dici è verissimo, non possono entrare dentro di te. Se riesci a sentire fino in fondo che vale la pena conservare la propria condizione di esseri umani anche quando non ne sortisce alcun effetto pratico, sei riuscito a sconfiggerli"
G. Orwell, 1984


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E. Munch, Bacio alla finestra

sabato 23 luglio 2016

Bauman - PAURA LIQUIDA


La paura più temibile è la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente.
"Paura" è il nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare.
...
La fiducia si trova in difficoltà nel momento in cui ci rendiamo conto che il male si può nascondere ovunque; che esso non è distinguibile in mezzo alla folla, non ha segni particolari né usa carta d'identità; e che chiunque potrebbe trovarsi a essere reclutato per la sua causa, in servizio effettivo, in congedo temporaneo o potenzialmente arruolabile.
Zygmunt Bauman, Paura liquida


G. Courbet, Il disperato

mercoledì 20 luglio 2016

Cesare Pavese - ESSERE QUALCUNO

- Prendi me, – le dissi. – Anch’io da ragazzo studiavo le scienze. E non sono diventato nessuno.-
- Cosa dici? Tu hai la laurea, sei professore. Vorrei saper io le cose che sai.
- Esser qualcuno è un’altra cosa, – dissi piano – Non te l’immagini nemmeno.
Ci vuole fortuna, coraggio, volontà.
Soprattutto coraggio.
Il coraggio di starsene soli come se gli altri non ci fossero e pensare soltanto alla cosa che fai.
Non spaventarsi se la gente se ne infischia.
Bisogna aspettare degli anni, bisogna morire.
Poi dopo morto, se hai fortuna, diventi qualcuno.

Cesare Pavese, Prima che il gallo canti



F.G. Menageot, Invidia taglia le ali di fama








Bauman - PROGRESSO


Progresso vuol dire molte cose e,tra queste, l’accezione più importante è quella di «promessa di benessere e comodità per rendere la vita più facile».
La maggiore facilità, unita a benessere e comodità, provoca una diminuzione delle capacità che si acquisivano in passato, spesso con fatica e sacrifici. Dimentichiamo capacità una volta indispensabili ma oggi assolutamente ridondanti.
Lo sviluppo della cultura si basa sull’apprendimento di nuove conoscenze e l’oblio di quelle vecchie.

Immaginate di dover accendere un fuoco solo con della paglia e una pietra focaia. Non lo sappiamo fare.

Zygmunt Bauman, La vita tra reale e virtuale. Meet the media guru



U. Boccioni, La città che sale

François de La Rochefoucauld - SAPER ASCOLTARE

Poche persone hanno una conversazione piacevole,
poiché ciascuna pensa più a ciò che vuole dire
che a ciò che dicono gli altri.
Bisogna ascoltare chi parla, se si vuole essere ascoltati;
bisogna lasciar loro la libertà di farsi capire
e perfino di dire cose inutili.
Invece di contraddirli e interromperli, come spesso si fa,
si deve al contrario entrare nel loro spirito e nel loro gusto, mostrare che li capiamo,
parlar loro di ciò che li riguarda,
lodare ciò che dicono se merita di essere lodato,
e far vedere che li lodiamo più per scelta che per compiacenza.
François de La Rochefoucauld, Riflessioni



Caravaggio, Medusa

Orwell - FINE DEL SENTIMENTO TRAGICO




Si rese conto che il tragico apparteneva a un tempo remoto,
a un tempo in cui ancora esistevano
la vita privata, l'amore, l'amicizia,
a un tempo in cui i membri di una famiglia vivevano
l'uno accanto all'altro senza doversene chiedere il motivo...

Oggi cose simili non sarebbero potute accadere.
Oggi la paura, l'odio e il dolore c'erano ancora,
ma non esistevano più pene profonde e complesse,
né la dignità data dall'emozione.

(G. Orwell, 1984)




Pablo Picasso, La tragedia





venerdì 15 luglio 2016

Ezra Pound - A COSA SERVE METTERLO IN VERSI?

Quando vedo come il nero inchiostro immortale
gocciola dalla mia immortale penna - ah, avanti!
Perché dobbiamo fermarci a dire quel che penso?
Vi è abbastanza in ciò che mi capita di dire.

Basta che una volta siamo stati insieme;
a cosa serve metterlo in versi?
Troviamo la primavera quando è autunno,
o raccogliamo il maggio dall'aspro vento di tramontana?

Basta che una volta siamo stati insieme;
cosa importa se il vento si è girato contro la pioggia?
Basta che una volta siamo stati insieme;
il tempo ha visto e non tornerà indietro;

E che diritto abbiamo, noi che conosciamo l'ultimo intento,
di affliggere il domani con un testamento?
(Ezra Pound, Silet,da Ripostes)



Caravaggio, San Girolamo di scrittura

giovedì 14 luglio 2016

Harper Lee - PROSPETTIVE


Voglio insegnarti un semplice trucco, Scout,
e se lo imparerai andrai molto più d'accordo con tutti:
se vuoi capire una persona,
devi cercare di considerare le cose
dal suo punto di vista ...
se vuoi capire una persona, 
devi provare a metterti nei suoi panni
e riflettere un poco.









Edvard Munch, Occhi negli occhi

Harper Lee - RESPONSABILITÀ


"Tutta al gente pensa di avere ragione
e che tu abbia torto ..."
"Hanno il diritto di pensarlo e di far valere la loro opinione,"
disse Atticus, "ma prima di vivere con gli altri,
bisogna che viva con me stesso:
la coscienza è l'unica cosa che non debba conformarsi
al volere della maggioranza."
(Harper Lee, Il buio oltre la siepe)


J. L. David, La morte di Socrate

giovedì 7 luglio 2016

Sallustio - SMARRIRE IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE

Davvero abbiamo smarrito da tempo
il vero significato delle parole.
Profondere i beni altrui vien detto liberalità,
la spregiudicatezza nelle male azioni
è sinonimo di forza d'animo;
per questo lo Stato è caduto tanto in basso!

Sallustio, De Catilinae coniuratione, 52,11

V. Camuccini, Morte di Cesare

Pasolini - DIGNITÀ

Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All'umanità che ne scaturisce.
A costruire un'identità capace di avvertire
una comunanza di destino,
dove si può fallire e ricominciare
senza che il valore e la dignità ne siano intaccati.
A non divenire uno sgomitatore sociale,
non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti,
della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro,
a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare.
A questa antropologia del vincente
preferisco di gran lunga chi perde.
È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
Ma io sono un uomo che preferisce perdere
piuttosto che vincere con modi sleali e spietati.
Grave colpa da parte mia, lo so!
E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa,
di considerarla quasi una virtù.
(P.P.Pasolini, da un'intervista del 1961 al settimanale Vie nuove)


Achille trascina il corpo senza vita di Ettore attorno a Troia.
Affresco della fine del XIX secolo nel palazzo dell'Achilleion a Corfù, in Grecia

Voltaire - COMUNICARE

Disse Martino: "Vi confesso che gettando lo sguardo su questo globo, o meglio su questo globulo, penso che Dio lo abbia abbandonato a qualche essere malefico ... dappertutto i deboli odiano i potenti davanti ai quali strisciano e i potenti li trattano come greggi di cui si vende la lana e la carne...
I dolori segreti sono ancora più crudeli delle miserie pubbliche..."
"Eppure esiste il bene", ribatteva Candido.
"Può essere", diceva Martino, "ma non lo conosco".

Discussero quindici giorni di seguito, e in capo a quindici giorni erano allo stesso punto del primo.
Ma dopo tutto parlavano, si comunicavano le proprie idee, si consolavano.
(Voltaire, Candido)


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P. Cezanne, I giocatori di carte

martedì 5 luglio 2016

La bellezza dell'imperfezione

Ci ho messo tempo a capire e ce ne vorrà per sempre.
Capire dove tu fossi,
dietro quale lettera della parola disabilità
ti stessi nascondendo,
con quale ti fossi armato
per portare avanti la tua vita,
in un mondo che non ha proprio
la forma della promessa.
... Ma il più grande contraltare di bellezza
al gravare della disabilità, sei stato e sei tu stesso.
Quale canone dovettero inventarsi gli antichi,
che stesse lì a fondare il normale,
se poi tutto ciò che ha saputo rivelare la normalità
è stata la sua assenza?
Una Nike senza testa ma con le ali,
una Venere senza le braccia,
un Mosè sfregiato.
E il corpo di Frida Kahlo trapunto di ferro
come fanno le stelle con il cielo.
In questo esatto senso io dico che tu
con il tuo passo incerto,
con il tuo occhio sghembo, la parola tua attorcigliata,
sei l'essenza del quadro.

Da ragazza, quando pensavo che tutto il nostro impegno
sarebbe dovuto essere di modellare la vita
sulla misura conosciuta,
percepivo già, come un rumore sordo,
remoto ma costante,
che i meccanismi del mondo
non giravano per tutti ben oleati.

(Valeria Parrella, Tempo di imparare)



domenica 3 luglio 2016

Questione di "tocco"


Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore,
diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro ... Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato
in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo. ... Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno,
purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima
in qualcos'altro che porti poi la nostra impronta.
La differenza tra l'uomo che si limita a tosare un prato
e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva...

Ci è stato assegnato un breve spazio sulla terra
e sopravviviamo in quelle solitudini selvagge
che possono riprendersi quanto hanno dato
con la stessa facilità con la quale alitano
il loro fiato su di noi.
... Se ci dimentichiamo quanto siano vicine la notte,
e le selvagge solitudini, diceva sempre il nonno,
qualche giorno il deserto verrà a prenderci.

... Il nonno ha lasciato il suo tocco si di me.

(Ray Bradbury, Fahrenheit 451)


Auguste Rodin, La mano di Dio

Scolpisci la tua statua



Se non vedi ancora la tua propria bellezza,
fai come lo scultore di una statua che deve diventare bella:
toglie questo, raschia quello,
rende liscio un certo posto, ne pulisce un altro,
fino a far apparire il bel volto nella statua.
Allo stesso modo anche tu togli tutto ciò che è superfluo,
raddrizza ciò che è obliquo,
purificando tutto ciò che è tenebroso per renderlo brillante,
e non cessare di scolpire la tua statua.

Plotino, Enneadi, III sec. a.C.






 Io credo che ci sia una sola cosa da fare:
scoprire il compito per il quale siamo nati
e portarlo a termine il meglio possibile.

Muriel Barbery, L'eleganza del riccio


Esercizi spirituali





Fare il proprio volo ogni giorno!
Almeno un momento che può essere breve, purché sia intenso. Ogni giorno un "esercizio spirituale",
da solo o in compagnia di una persona
che vuole parimenti migliorare.
Esercizi spirituali.
Uscire dalla durata.
Sforzarsi di spogliarsi delle proprie passioni,
delle vanità, del desiderio di rumore intorno al proprio nome
(che di tanto in tanto prude come un male cronico).
Fuggire la maldicenza.
Deporre la pietà e l'odio.
Amare tutti gli uomini liberi.
Eternarsi superandosi. 
Questo sforzo su di sé è necessario,
questa ambizione giusta.
Numerosi sono quelli che si immergono interamente
nella politica militare,
nella preparazione della rivoluzione sociale.
Rari, rarissimi quelli che, per preparare la rivoluzione,
se ne vogliono rendere degni.
                                            (Georges Friedman, La puissance et la Sagesse)





Leggerezza


E’ buio perché ti stai sforzando troppo.
Con leggerezza, bimba, con leggerezza.
Impara a fare ogni cosa con leggerezza.
Sì, usa la leggerezza nel sentire,
anche quando il sentire è profondo.
Con leggerezza lascia che le cose accadano,
e con leggerezza affrontale.
Dunque getta via il tuo bagaglio e procedi.
Sei circondata ovunque da sabbie mobili,
che ti risucchiano i piedi,
che cercano di risucchiarti nella paura,
nell'autocommiserazione e nella disperazione.
Ecco perché devi camminare con leggerezza.
Con leggerezza, tesoro mio.
(Aldous Huxley, L'isola)




Nei momenti in cui il regno dell'umano
mi sembra condannato alla pesantezza,
penso che dovrei volare ...
Non sto parlando di fughe nel sogno o nell'irrazionale.
Voglio dire che devo cambiare il mio approccio,
devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica ...
Le immagini di leggerezza che io cerco
non devono lasciarsi dissolvere come i sogni
dalla realtà del presente e del futuro...
(Italo Calvino, Leggerezza, in Lezioni americane)



M. Chagall, La femme au coq rouge


Notte stellata


Era una notte meravigliosa,
una di quelle notti che possono esistere
solo quando sei giovane, caro lettore.
Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso,
che a guardarlo veniva da chiedersi:
è mai possibile che vi sia sotto questo cielo
gente collerica e capricciosa?
(F. Dostoevskij, Notti bianche)


Van Gigh, Notte stellata

sabato 2 luglio 2016

K. Marx - Segnali di confine



Caro padre, 
vi sono momenti, nella vita, che, come segnali di confine,
concludono un periodo
ormai trascorso,
ma al tempo stesso indicano con certezza una  nuova direzione.
In simili momenti di transizione sentiamo il bisogno
di contemplare con l'occhio
d'aquila del pensiero
il passato e il presente, per arrivare così
alla coscienza della nostra reale situazione.

... Avevo trascurato la natura, l'arte, il mondo
ed allontanato gli amici...

Un sipario era caduto, il mio sacrario era spezzato,
e nuovi dei dovevano essere insediati.
Dall'idealismo giunsi a cercare l'idea nella realtà stessa.

Se prima gli dei avevano abitato al di sopra della terra,
ora ne erano divenuti il centro.

Karl Marx, Lettera a padre, 1837



G. Courbet, Gli spaccapietre


martedì 28 giugno 2016

Libri che lasciano senza fiato


Il libro che stavo leggendo era quello che avevo preso in biblioteca per sbaglio. Mi avevano dato un libro sbagliato, e io non me n’ero accorto finché non ero tornato in camera mia. Mi avevano dato La mia Africa di Isak Dinesen. Io credevo che fosse una porcheria, e invece no. Era un libro bellissimo. Io sono di un’ignoranza crassa, ma leggo a tutto spiano.
(…) I libri che mi piacciono di più sono quelli che almeno ogni tanto sono un po’ da ridere. Leggo un sacco di classici (… ), e mi piacciono, e leggo un sacco di libri di guerra e di gialli e via discorrendo, ma non è che mi lascino senza fiato. Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere  e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. Non succede spesso, però.
(J. D. Salinger, Il giovane Holden)





Silvestro Lega, La lettura

mercoledì 15 giugno 2016

Perché sempre il buon senso?


Voi un uomo lo volete disavvezzare dalle vecchie abitudini e volete correggere la sua volontà,
conformemente alle esigenze della scienza e del buon senso.
Ma come fate a sapere che l'uomo non solo si può,
ma si deve anche trasformarlo così?
Insomma, come fate a sapere che una siffatta correzione arrecherà effettivamente vantaggio all'uomo?
E, per dire proprio tutto, perché siete così sicuramente convinti che non andare contro gli autentici e normali vantaggi
garantiti dagli argomenti forniti dalla ragione e dall'aritmetica sia effettivamente sempre vantaggioso per l'uomo 
e sia una legge per tutta l'umanità?
( F. Dostoevskij, Memorie del sottosuolo)


La Grande Guerra
R. Magritte, La grande guerra

lunedì 13 giugno 2016

La funzione degli intellettuali

Contadini, veterinari, gente che ripara gli steccati.
E naturalmente, anche, banditi, violenti, primitivi.
... Sono elementari, primitivi,
spesso non hanno mai aperto un libro,
eppure dopo un po' non riesci
a cacciare questa rovinosa sensazione
che sappiano stare al mondo meglio di te ...
... E' intollerabile.
E io, con tutti i libri che ho letto?
Possibile che debba stare lì come un fesso,
a farmi insegnare a vivere?
E' in quei momenti che io ... finisco per chiedermi:
ma cosa so fare io?
Con tutto quello che ho studiato e fatto,
cosa so fare io, veramente?
Cosa sanno fare gli intellettuali?

(A. Baricco, Una certa idea di mondo)


Gunter Grass
http://letterainternazionale.it/wp-content/uploads/2015/04/grass_68.pdf


W. Szymborska

http://letterainternazionale.it/wp-content/uploads/2015/03/szymborska_53.pdf



Budda insegna il distacco dalle cose e il disimpegno:
due cose che sono nella mia natura.
Ma c'è in me, appunto, un irresistibile bisogno
di contraddire a questa mia natura.
Naturalmente un tale bisogno di contraddirmi,
ha bisogno anche di giustificazioni.
Le giustificazioni sono semplici:invoco a giustificarmi
la necessità "civile" di intervenire,
nella lotta spicciola e quotidiana,
per conclamare quella che secondo me è una forma di verità.
Dico subito che non si tratta di una verità affermativa:
si tratta piuttosto di un atteggiamento, di un sentimento,
di una dinamica, di una prassi, quasi di una gestualità:
essa, dunque, non può non essere piena di errori,
e magari anche di qualche stupidità.
... Io non avrò nessun timore
di contraddirmi, o di non proteggermi abbastanza.

P.P.Pasolini, Caos, 6 agosto 1968

Abbiamo un potente mezzo di lotta, la forza della ragione, con la coerenza e la resistenza fisica e morale che essa dà. Con essa dobbiamo lottare senza perdere un colpo. I nostri avversari sono criticamente e razionalmente tanto deboli quanto sono poliziescamente forti, ma non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere prima o poi alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento. E allora taceranno. Il loro castello di ricatti, violenza, menzogne crollerà.

P.P.Pasolini, dalla rubrica "Dialoghi con Pasolini", Vie Nuove n. 33, a. XV, 20 agosto 1960




Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti.
P.P.Pasolini, "S
critti Corsari" , 1975




I nostri potenti continuano imperterriti i loro sproloqui incomprensibili; in cui galleggiano i ‘flatus vocis’ delle solite promesse stereotipe. In realtà essi sono appunto delle maschere. Son certo che, a sollevare quelle maschere, non si troverebbe nemmeno un mucchio d’ossa o di cenere: ci sarebbe il nulla, il vuoto.

La spiegazione è semplice: oggi in realtà in Italia c’è un drammatico vuoto di potere. Ma questo è il punto: non un vuoto di potere legislativo o esecutivo, non un vuoto di potere dirigenziale, né, infine, un vuoto di potere politico in un qualsiasi senso tradizionale. Ma un vuoto di potere in sé.

P.P.Pasolini, "Corriere della Sera", 1 febbraio 1975


Il rifiuto è sempre stato un gesto essenziale. I santi, gli eremiti, ma anche gli intellettuali. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto, «assurdo» non di buon senso. Eichmann, caro mio, aveva una quantità di buon senso. Che cosa gli è mancato? Gli è mancato di dire no su, in cima, al principio, quando quel che faceva era solo ordinaria amministrazione, burocrazia. Magari avrà anche detto agli amici, a me quell’Himmler non mi piace mica tanto. Avrà mormorato, come si mormora nelle case editrici, nei giornali, nel sottogoverno e alla televisione. Oppure si sarà anche ribellato perché questo o quel treno si fermava, una volta al giorno per i bisogni e il pane e acqua dei deportati quando sarebbero state più funzionali o più economiche due fermate. Ma non ha mai inceppato la macchina.
(Pasolini, TUTTOLIBRI, numero 2 - 8 novembre 1975, settimanale d'informazione edito da LA STAMPA)


L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società. (P.P. Pasolini, in Vie Nuove 1962)


L' intellettuale è un reietto, nel senso che il sistema lo relega al di fuori di se stesso, lo cataloga, lo discrimina, gli affibbia un cartello segnaletico: onde: o renderlo dannato, o integrarlo. Si sa. Anche se apparentemente un po' meno sfortunato del "povero negro", l'intellettuale vive in sostanza l'identica esperienza di "diversità" del negro. I due sono fratelli nella segregazione, e nella lotta che devono ingaggiare contro il sistema per "limitare" (altro non possono fare) la sua capacità di "catalogarli e integrarli.
(P.P.Pasolini, "Gli studenti di "Ombre Rosse", settimanale "Tempo", n. 51, 14 dicembre 1968.
Ora in: "Saggi sulla politica e sulla società", Meridiani Mondadori, 1999, pp. 1157-1158)


Liberarsi da questa "mancanza di cultura" o di "interesse culturale" sembra impossibile; infatti essa proviene, probabilmente, da un più generale senso di "paura del futuro". Mai come in questi anni (in cui la "previsione" è divenuta scienza) il futuro è stato fonte di tanta incertezza, così simile a un incubo indecifrabile.
(P.P.Pasolini, "Droga e cultura", settimanale "Tempo", n. 53, 28 dicembre 1968. Ora in: "Saggi sulla politica e sulla società", Meridiani Mondadori, 1999, p. 1169) 



Noi intellettuali (in questa vicenda molto grave) brilliamo per la nostra assenza. È vero, a cena, in salotto, ne diciamo di cotte e di crude contro la classe politica dirigente, contro la borghesia italiana che la esprime, e, in genere, contro questo piccolo, marginale, provinciale, qualunquistico, miserabile Paese che è l' Italia. Ma noi? Cosa facciamo? Siamo forse migliori? Che cos'è che ci fa essere assenti e muti? La paura? la prudenza? la sfiducia? la pigrizia? l'ignoranza? Sì, tutto questo.
(P.P.Pasolini, [Quasi un testamento], "Colpi di Stato", incontri con Peter Dragadze, "Gente", 17 novembre 1975.Ora in: "Saggi sulla politica e sulla società", Meridiani Mondadori, 1999, pp. 867-868)

Il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l'omologazione brutalmente totalitaria del mondo.
(Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari)

E. Manet, Ritratto di E. Zola


Dire la verità al potere non è idealismo alla Pangloss: significa soppesare scrupolosamente le alternative, scegliere la migliore e rappresentarla con sapienza. Ogni mia parola testimonia l'importanza che attribuisco all'impegno appassionato dell'intellettuale: ritengo giusto correre rischi, esporsi in prima persona, affermare con forza taluni principi, compromettersi nel pubblico dibattito e nel dare sostegno a cause concrete. La differenza che ho tracciato tra professionisti e dilettanti si fonda precisamente su questo. I primi, appellandosi alla professione e mirando all'oggettività, rivendicano la necessità del distacco; gli altri che non ambiscono a compensi né cercano di soddisfare ambizioni professionali immediate, agiscono sulla spinta di idee e valori che si propongono di affermare con forza nella sfera pubblica. Ogni intellettuale che pratichi l'arte di formulare e rappresentare opinioni, idee, aspira a metterle in opera nella società. Chi dichiara di scrivere soltanto per sé o per puro amore della cultura o della scienza astratta non è credibile, e non deve essere creduto. Nel momento in cui pubblichi i tuoi saggi, entri di fatto nella vita politica; chi non intende fare politica, si astenga dal prendere la parola.
(Edward W. Said, "Dire la verità")














Io che nulla amo più
dello scontento per le cose mutabili,
così nulla odio più del profondo scontento
per le cose che non possono cambiare.
(B. Brecht, "Poesie anteriori all'esilio", in "Poesie", Einaudi, 2014)



Molti pensano che noi ci diamo da fare
nelle faccende più peregrine,
ci affatichiamo in strane imprese
per saggiare la nostra forza o per darne la prova.
Ma in realtà è più nel vero chi ci pensa
intenti semplicemente all’inevitabile:
scegliere la strada più diritta possibile, vincere
gli ostacoli del giorno, evitare i pensieri
che hanno avuto esiti cattivi, e scoprire
quelli propizi, in breve:
aprire la strada alla goccia nel fiume che si apre

la strada in mezzo alla pietraia. 
(B. Brecht, "Poesie 1941-1947" in "Poesie", Einaudi, 2014)


A chi esita

Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
un'apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d'ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha travolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto ? Su chi contiamo ancora?
Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi.
Non aspettarti nessuna risposta
oltre la tua.
(B. Brecht, "Poesie di Svendborg", in "Poesie", Einaudi, 2014)