La primavera

La primavera
... sdegno il verso che suona e non crea (Foscolo, "Le Grazie")

giovedì 1 dicembre 2016

Thoreau - LA SERVITÙ E LA DISUBBIDIENZA CIVILE


Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all’autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrevocabilmente nell’infanzia, ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l’unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere? Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l’uso del libero arbitrio, restringe l’azione della volontà in più piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l’uso di se stesso. […] Ho sempre creduto che questa specie di servitù regolata e tranquilla, che ho descritto, possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all’ombra della sovranità del popolo.
(A. de Tocqueville, La democrazia in America)


Un governo dove la maggioranza governa su ogni questione non può essere basato sulla giustizia (…).

Non potrebbe esservi, invece, un governo nel quale a decidere praticamente su ciò che è giusto e ciò che è ingiusto non fosse la maggioranza, ma la coscienza?
(…) Deve sempre il cittadino (…) abbandonare la propria coscienza nelle mani del legislatore? e allora perché ha una coscienza?
Penso che dovremmo essere uomini prima di essere sudditi.
Non è da augurarsi che l’uomo coltivi il rispetto per le leggi ma piuttosto che rispetti ciò che è giusto.
(…) La legge non riuscì mai a rendere gli uomini più giusti neppure di tanto; anzi, proprio per il rispetto che portano alla legge, persino gli uomini di buoni principi si trasformano, quotidianamente, in agenti di ingiustizia.
(…) Le leggi ingiuste esistono: saremo felici di obbedirvi? tenteremo di emendarle, però, osservandole fintantoché non avremo avuto successo? e se le trasgredissimo subito, all’improvviso?
(…) Tutti riconoscono che esiste un diritto alla rivoluzione – il diritto di rifiutare obbedienza e di opporsi a un governo la cui inefficienza o tirannia siano grandi e insopportabili.
(H. D. Thoreau, "La disobbedienza civile")



E. Delacroix, "La libertà che guida il popolo"


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