Le esigenze del mercato globale inducono tutti a considerare le conoscenze tecniche e scientifiche come
LE competenze chiave, mentre le lettere, la filosofia e l’arte sono sempre più percepite come inutili fronzoli da tagliare per garantire al paese l’auspicabile competitività. Oggi si tende a considerare le materie umanistiche e artistiche alla stregua di conoscenze tecniche da valutare sulla base di test a risposta multipla, mentre le competenze critiche e inventive che ne costituiscono il nucleo sono messe da parte. (…)
La questione riguarda in parte i contenuti e in parte la pedagogia. Il contenuto dei programmi non è più una materia che incentiva l’immaginazione e lo spirito critico ma è direttamente mirato alla preparazione al test. Insieme a questo cambiamento di contenuto si sta assistendo a un ancora più preoccupante cambiamento di metodo: da un insegnamento che cercava di promuovere la riflessione e la responsabilità individuali a un indottrinamento forzato ai fini di un buon punteggio al test. (…)
LE competenze chiave, mentre le lettere, la filosofia e l’arte sono sempre più percepite come inutili fronzoli da tagliare per garantire al paese l’auspicabile competitività. Oggi si tende a considerare le materie umanistiche e artistiche alla stregua di conoscenze tecniche da valutare sulla base di test a risposta multipla, mentre le competenze critiche e inventive che ne costituiscono il nucleo sono messe da parte. (…)
La questione riguarda in parte i contenuti e in parte la pedagogia. Il contenuto dei programmi non è più una materia che incentiva l’immaginazione e lo spirito critico ma è direttamente mirato alla preparazione al test. Insieme a questo cambiamento di contenuto si sta assistendo a un ancora più preoccupante cambiamento di metodo: da un insegnamento che cercava di promuovere la riflessione e la responsabilità individuali a un indottrinamento forzato ai fini di un buon punteggio al test. (…)
Ma inseguire un sogno presuppone dei sognatori: intelligenze educate a pensare criticamente a delle alternative e ad immaginare obiettivi ambiziosi – preferibilmente non soltanto in termini economici, ma anche relativi alla dignità umana e alla dimensione democratica. (…)
Oggi (…) distratti dall’obiettivo del benessere, chiediamo sempre più alle nostre scuole di insegnare cose utili per diventare uomini d’affari piuttosto che cittadini responsabili. (…)
Quali sono le prospettive se si continua così? Nazioni abitate da persone addestrate tecnicamente che non hanno imparato a essere critiche nei confronti dell’autorità, gente capace di fare profitti ma priva di fantasia. Come disse Tagore, un suicidio dell’anima.
Le democrazie hanno grandi risorse di intelligenza e di immaginazione. Ma sono anche esposte ad alcuni seri rischi: scarsa capacità di ragionamento, provincialismi, fretta, inerzia, egoismo, povertà di spirito. L’istruzione volta esclusivamente al tornaconto sul mercato globale esalta queste carenze, producendo un’ottusa grettezza e una docilità – in tecnici obbedienti e ammaestrati - che minacciano la vita stessa della democrazia. (…)
Se non insistiamo sul valore fondamentale delle lettere e delle arti, queste saranno accantonate perché non producono denaro. Ma esse servono a qualcosa di ben più prezioso, servono, cioè a costruire un mondo degno di essere vissuto, con persone che siano in grado di vedere gli altri esseri umani come persone a tutto tondo, con pensieri e sentimenti propri che meritano rispetto e considerazione, e con nazioni che siano in grado di vincere la paura e il sospetto a favore del confronto simpatetico e improntato alla ragione
(Martha C. Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica)
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