La primavera

La primavera
... sdegno il verso che suona e non crea (Foscolo, "Le Grazie")

sabato 15 aprile 2017

Goffredo Parise - INCONTRI

 - Sa che ero molto curiosa di conoscerla?
L'uomo la guardò in silenzio per molto tempo, le guardò la fronte, gli occhi, la bocca, le guance, poi disse:
- Io ancora di più: la sto guardando da un mese.
La donna arrossì e non parlò. Finalmente disse:
- E perché?
- Perché è come la vita - rispose l'uomo.
(G. Parise, "Donna", in "Sillabari")




D. F.Wallace - DESIDERI / B.Brecht - PIACERI

DESIDERI

Io, se proprio lo vuoi sapere, 
penso che siano i vecchi ideali e sogni.
La libertà dalla tirannia, dal troppo volere, dalla paura,
dalla censura sulla libertà di parola e di pensiero.
Quelli antichi, provati dal tempo.
Un lavoro che abbia un qualche significato,
e un po' di tempo libero
Le solite cose, anche scontate.
Vogliamo poter scegliere.
Vogliamo essere amati da qualcuno.
Vogliamo amare liberamente la persona di cui ci innamoriamo.
Vogliamo che gli altri abbiano fiducia in  noi.
Vogliamo essere stimati.
Non sentirci disprezzati senza ragione.
Vogliamo avere buoni rapporti con i nostri vicini.
Vogliamo essere orgogliosi del nostro lavoro,
della nostra famiglia, della nostra casa.
Le piccole cose.
Accesso ai mezzi di trasporto.
Una buona digestione.
Degli attrezzi che facciano risparmiare tempo e fatica.
Una rimozione e uno smaltimento dei rifiuti affidabili.
I tramonti sul Pacifico.
Scarpe che non fermino la circolazione.
Il gelato allo yogurt.
Un grosso bicchiere di limonata
su un dondolo che non scricchiola.
(David Foster Wallace, "Infinite Jest")














PIACERI
Il primo sguardo dalla finestra al mattino 
il vecchio libro ritrovato 
volti entusiasti 
neve, il mutare delle stagioni 
il giornale 
il cane 
la dialettica 
fare la doccia, nuotare 
musica antica 
scarpe comode
capire 
musica moderna
scrivere, piantare 
viaggiare 
cantare 
essere gentili.
(Bertolt Brecht, "Poesie 1941-1947", in "Poesie", Einaudi, 2014)


venerdì 14 aprile 2017

Bertolt Brecht - IL GIUDICE DEMOCRATICO

A Los Angeles davanti al giudice che esamina coloro che vogliono diventare cittadini degli Stati Uniti venne anche un oste italiano.
Si era preparato seriamente ma a disagio per la sua ignoranza della nuova lingua durante l’esame alla domanda: che cosa dice l’ottavo emendamento? rispose esitando: 1492.
Poiché la legge prescrive al richiedente la conoscenza della         lingua nazionale, fu respinto.
Ritornato dopo tre mesi trascorsi in ulteriori studi ma ancora a disagio per l’ignoranza della nuova lingua, gli posero la domanda: chi fu il generale che vinse la guerra civile?
La sua risposta fu: 1492. (Con voce alta e cordiale).
Mandato via di nuovo e ritornato una terza volta, alla terza domanda: quanti anni dura in carica il presidente? rispose di nuovo: 1492.
Orbene il giudice, che aveva simpatia per l’uomo, capì che non poteva imparare la nuova lingua, si informò sul modo come viveva e venne a sapere: con un duro lavoro.
E allora alla quarta seduta il giudice gli pose la domanda: quando fu scoperta l’America? e in base alla risposta esatta, 1492, l’uomo ottenne la cittadinanza.
(B. Brecht, Poesie, 1941-1947)




Raymond Carver - LE COSE CAMBIANO

Le cose cambiano, dice lui. Non so come. Ma le cose cambiano, e senza che uno se ne accorga o lo voglia.
Sì, questo è vero, solo che ... ma non finisce la frase.
Allora lascia cadere l'argomento. Nel riflesso della finestra lui la vede che si studia le unghie. Poi alza la testa e con aria allegra gli chiede se, insomma, la vuole portare o no a vedere qualcosa della città?
Mettiti gli stivali e andiamo, dice lui.
Però non si muove dalla finestra, ricordando quella vita passata. Avevano riso. Appoggiati l'uno all'altra avevano riso fino alle lacrime, mentre tutto il resto - il freddo e dove lui era andato in quel freddo - restava di fuori, almeno per un po'.
(Raymond Carver, "Da dove sto chiamando")



R. Magritte, La condition humaine

Agota Kristof - VERBO AMARE

Il verbo amare non è un verbo sicuro,
manca di precisione e di obiettività.
Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe;
è meglio evitare il loro impiego
e attenersi alla descrizione degli oggetti,
degli esseri umani e di se stessi,
vale a dire alla descrizione fedele dei fatti.
(Agota Kristof, "Trilogia della città di K.")



Frank Mc Court - INSEGNARE

PRIMA DI COMINCIARE....


Il docente di didattica della New York University ci mise in guardia sul nostro futuro di insegnanti e disse che la prima impressione è cruciale. (...).
La classe vi valuterà e deciderà cosa fare di voi. Credete di avere in mano le redini della situazione? Pensateci bene. Quei ragazzi sono come dei missili a ricerca termica; quando cominciano a darvi la caccia seguono un istinto primordiale. Lo sapevate, no?, che è compito dei giovani sbarazzarsi di chi è più anziano di loro per fare spazio sul pianeta. (...).
Non mi ero mai reso conto che l'insegnamento potesse essere una cosa così complicata. 
È impensabile insegnare, disse, se uno non sa dove collocarsi fisicamente. L'aula può diventare tanto un campo di battaglia quanto un campo da gioco. Ed è indispensabile sapere chi siete. (...)
Trovavo fantastico che uno potesse salire su quella piccola pedana col podio e la cattedra e che parlasse per un'ora mentre la gente prendeva appunti. (...).
Ero molo colpito. Non avevo mai pensato che entrare in un'aula implicasse tutte quelle cose. Pensavo che per insegnare bisognasse semplicemente dire agli alunni quello che si sapeva, poi li si esaminava e gli si dava un voto. Adesso scoprivo che la vita di un insegnante poteva essere piuttosto complicata e guardavo ammirato quel docente che sapeva tutto della materia.(...).



... AL TERMINE DELLA CARRIERA


Una giovane supplente venne a sedersi accanto a me alla mensa dei professori. A settembre avrebbe avuto una cattedra sua, potevo darle qualche consiglio?
Scopri cos'è che ti piace e fallo; alla fin fine il succo è questo. Ammetto che insegnare non mi è sempre piaciuto. Mi sentivo inadeguato. In aula sei da solo, sei una persona sola che ogni giorno deve affrontare cinque classi, cinque classi di teenager. Un'unità di energia contro centosettantacinque bombe a orologeria. Devi vendere cara la pelle. Magari gli sei simpatico, magari ti vogliono addirittura bene, ma loro sono giovani e il mestiere dei giovani è cacciare via i vecchi dal pianeta. (...) Se resisti, però, impari i trucchi. È difficile, ma in classe devi creare le condizioni per sentirti a tuo agio. Devi essere egoista. (...).
La classe è un teatro di intense vicende. E tu non saprai mai cos'hai fatto alle centinaia di ragazzi o per le centinaia di ragazzi che vanno e vengono. Li vedi uscire dall'aula trasognati, abbattuti, strafottenti, entusiasti, sorridenti, perplessi. Dopo qualche anno ti crescono le antenne. Capisci quando hai fatto breccia o te li sei alienati. È alchimia. È psicologia. È istinto animale. (...).
La partita è fra te e i ragazzi.
Oh, ecco la campanella. Ci vediamo dopo.
Scopri cos'è che ti piace e fallo.
(Frank Mc Court, "Ehi, prof!")






David Mc Cullogh, Jr. - LA VITA CHE LASCIA IL SEGNO

I ragazzi devono capire che hanno delle responsabilità. Hanno bisogno di una libertà sufficiente a commettere errori e a fare passi falsi, ma senza la strafottenza di chi dà per scontato il successo. Si preoccupano eccessivamente dei voti, che per loro sono praticamente tutto anche se non dovrebbero.
Affinché a scuola valga la pena andarci, è necessario che essa richieda lunghe ore di cara, vecchia, fatica. Nella vita non c’è quasi nulla che sia facile da ottenere. Neppure le competenze e le conoscenze si acquisiscono con facilità.
Ragazze e ragazzi, voi non siete speciali. Sì, vi hanno viziati, coccolati, idolatrati, protetti e tenuti nella bambagia. Siete stati stimolati, allettati, blanditi e implorati. Siete stati festeggiati, adulati e chiamati con i soprannomi più affettuosi. Ma non fatevi l’idea di essere speciali. Il vostro pianeta, ve lo ricordo, non è il centro del suo sistema solare, il vostro sistema solare non è il centro della sua galassia, e la vostra galassia non è il centro dell’universo. Gli astrofisici ci assicurano, in effetti che l’universo non ha un centro; perciò non potete esserlo voi. La vita che lascia il segno è una conquista.
(D. Mc Cullogh, Jr., "Ragazzi non siete speciali")