PUNTA SULLE NUVOLE
Punta sulle nuvole
sugli alberi e su altre cose mute,
non tue, non vicine,
non addestrate a compiacerti,
punta sulla luce, cercala sempre,
infine punta sulla tua follia,
se ce l’hai, se non te l’hanno rubata
da piccolo.
(FRANCO ARMINIO)
Punta sulle nuvole
è un’espressione polisemica.
1) Prima di tutto esorta a tener conto del fatto che esiste un mondo al di fuori di noi. Si tratta di un invito a superare e limitare la nostra “egoarchia” individuale (sottoforma di narcisismo) e collettiva (come prometeismo: tendenza a spingerci al di là di ogni limite).
Il mondo occidentale è
vittima di una terribile malattia, l’antropocentrismo: l’uomo occidentale si
sente il centro dell'universo, forse padrone del mondo e per questo in diritto di
violentarlo e rovinarlo. Il principio dell’homo mensura di
Protagora ha fatto perdere di vista il valore della coabitazione
dell’uomo con altre forme di vita.
A riportarci a più
umili prospettive deve essere la necessaria constatazione che noi siamo parte di un insieme più grande che esiste, con le
sue leggi, a prescindere da noi e che dobbiamo rispettare: la
nuvola scorre libera e leggera e se ne infischia di noi. Con la sua la
sua bellezza non sa che esistiamo.
L’auspicio di Arminio è che l’umiltà delle piccole cose della natura
ci faccia acquisire una prospettiva meno autocentrata.
La follia, allora, sarà questo: uno sguardo DIVERSO sul mondo e sulla vita, la capacità di rinunciare alla pretesa di conquistare tutto e sfidare ogni limite con la nostra prometeica ragione, accumulando sapere su sapere per conquistare la luna e andare oltre, recuperiamo la voglia di sognare: eleviamoci oltre la prospettiva dell’UTILE, del funzionale per riconquistare la BELLEZZA e restituirle spazio (abbiamo funzionalissime città di cemento e ipermercati, ma senza fiori). Ciò che è utile, di solito è brutto: Veramente bello è soltanto ciò che non può servire a nulla; tutto ciò che è utile è brutto, perché è l’espressione di un determinato bisogno, e i bisogni dell’uomo sono ignobili e disgustosi, come la sua povera e inferma natura. Il luogo più utile di una casa è il cesso. (T. GAUTIER, Madmoiselle de Maupin)
In una realtà che antepone
la ragione tecnica in un sistema che “funzioni”, facciamolo inceppare ogni
tanto, questo sistema, e restituiamo al desiderio la sua dignità.
Le nuvole sono sopra di noi, in alto, sono leggere.
L’invito di Arminio è quello di recuperare quella “leggerezza” così cara a
Calvino: uno sguardo che ci distolga dall’inferno quotidiano e ci elevi al
di là della pesantezza del vivere in cui spesso ci sentiamo solo ingranaggi
“utili” al funzionamento di un sistema, ma disanimati e spersonalizzati
persi tra le
chiacchiere del giorno
tutte uguali, una giostra di parole
che non sa di niente.