La primavera

La primavera
... sdegno il verso che suona e non crea (Foscolo, "Le Grazie")

mercoledì 8 luglio 2015

Più parole, più diritti


Il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia.

(G. Zagrebelsky, "Imparare democrazia")



Henri Matisse Ancora la vita con libri e candela



“Il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia. Poche parole, poche idee, poche possibilità, poca democrazia; più sono le parole che si conoscono, più ricca è la discussione politica e, con essa, la vita democratica. Quando il nostro linguaggio si fosse rattrappito al punto di poter pronunciare solo sì e no, saremmo pronti per i plebisciti; e quando conoscessimo solo più i sì, saremmo nella condizione del gregge che può solo obbedire al padrone. Ricordiamo la scuola di Barbiana e la sua cura della parola, l’esigenza di impadronirsi della lingua? Comanda chi conosce più parole. Il dialogo per essere tale deve essere paritario. Se uno solo sa parlare, o conosce la parola meglio di altri, la parola non andrà all’argomento, al “logos” migliore, ma alla persona più abile con le parole, come al tempo dei sofisti. Ecco perché la democrazia esige una certa uguaglianza – per così dire – nella distribuzione delle parole. «È solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa di meno» (1). Ecco perché una scuola egualitaria è condizione di democrazia”. Impariamo da Socrate: «Sappi che il parlare impreciso non è soltanto sconveniente in se stesso, ma nuoce anche allo spirito» (2), il che significa saper riconoscere e saper combattere ogni fenomeno della “neolingua”, nel senso spiegato da George Orwell”.
(Gustavo Zagrebelsky, “Imparare democrazia”)


1 –“Lettera a una professoressa”

2 - Platone,“Fedone”, LXIV


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