C’è una frase negli scritti di santa Teresa che mi è sembrata via via sempre più adatta all’occasione…
Santa Teresa, questa donna straordinaria vissuta 373 anni fa, ha detto: “Le parole conducono ai fatti, […] preparano l’anima, la rendono pronta e la commuovono fino alla tenerezza”.
Così espresso, questo pensiero è limpido e bellissimo. Lo ripeterò un’altra volta perché c’è anche qualcosa di strano, di esotico in un sentimento portato alla nostra attenzione a questa distanza, in un’epoca che è sicuramente meno disponibile a sostenere questo importante collegamento tra ciò che diciamo e ciò che facciamo: “Le parole conducono ai fatti […] Preparano l’anima, la rendono pronta e la commuovono fino alla tenerezza”.
C’è qualcosa di molto misterioso, per non dire – perdonatemi – addirittura mistico in queste parole particolari e nel modo in cui santa Teresa le usa, con tutto il loro peso e la convinzione che ci mette. È vero, ci rendiamo conto che esse sembrano quasi l’eco di un’epoca passata e più riflessiva.
In particolare l’uso della parola anima, un termine in cui non ci imbattiamo molto spesso di questi tempi se non nell’ambito religioso e magari nella sezione di musica “soul” di un negozio di dischi. Tenerezza – ecco un’altra parola che non sentiamo tanto spesso oggigiorno e specialmente in un’occasione pubblica e gioiosa come questa. Pensateci un attimo: quando è stata l’ultima volta che l’avete usata o l’avete sentita usare? È altrettanto rara quanto l’ altra parola, anima…
Molto tempo dopo che quello che vi ho detto vi sarà passato di mente, tra qualche settimana oppure tra qualche mese, e l’unica sensazione che vi rimarrà sarà quella di aver partecipato a una grande riunione pubblica, quando noterete la fine di un importante periodo della vostra vita e l’inizio di uno nuovo, nell’elaborare i vostri destini personali, provate a ricordare che le parole, quelle giuste, quelle vere, possono avere lo stesso potere delle azioni.
E ricordatevi anche quella parola poco usata che è ormai quasi sparita dall’uso, sia in pubblico che in privato: tenerezza.
Non potrà farvi male.
E quell’altra parola: anima – o chiamatela spirito, se preferite, se vi rende più facile rivendicare quel territorio.
Non scordatevi neanche quella.
Fate attenzione allo spirito delle vostre parole, delle vostre azioni. È una preparazione sufficiente”.
(Raymond Carver, Il mestiere di scrivere)