La primavera

La primavera
... sdegno il verso che suona e non crea (Foscolo, "Le Grazie")

lunedì 23 gennaio 2017

Dostoevskij - OLTRE LA MURAGLIA

L'impossibilità significa una muraglia. Che muraglia? Be', s'intende le leggi naturali, le deduzioni delle scienze naturali, la matematica. Non c'è che fare, perché due per due è matematica. Provate a replicare.
- Abbiate pazienza - vi grideranno - rivoltarsi è impossibile; è come due per due fa quattro! La natura non vi consulta; non gliene importa nulla dei vostri desideri e se vi piacciano o non vi piacciano le sue leggi. Siete obbligato ad accettarla così com'è e per conseguenza ad accettare i suoi risultati. Una muraglia, per conseguenza è una muraglia ... 
Signore Iddio, ma che me ne importa delle leggi naturali e dell'aritmetica, quando per qualche ragione queste leggi e il due per due non mi piacciono?
(F. DOSTOEVSKIJ, "Memorie dal sottosuolo")



G. De Chirico, L'enigma dell'oracolo

Huxley - IL MONDO NUOVO

Il mondo nuovo

"Il Governatore alzò le spalle
- Qui non ci è permesso l’uso delle vecchie cose.
- Anche quando sono belle?
- Soprattutto quando sono belle. La bellezza attira, e noi non vogliamo che la gente sia attirata dalle vecchie cose. Noi vogliamo che ami le nuove.
- Ma le nuove sono tanto stupide e orribili … Perché non fate leggere Otello?
- Ve l’ho detto, è vecchio. D’altra parte non lo capirebbero (…)
- Perché no?
- Perché il nostro mondo non è il mondo di Otello. (…) 
Il Selvaggio restò un momento in silenzio.
- Nonostante tutto Otello è una bella cosa.
- Certo, ammise il Governatore – ma questo è il prezzo con cui dobbiamo pagare la stabilità. Bisogna scegliere tra la felicità e ciò che una volta si chiamava la grande arte. Abbiamo sacrificato la grande arte. (..) Tutto pur di vivere tranquilli. (...)
- Ciò di cui avete bisogno - riprese il Selvaggio - è qualche cosa che implichi il pianto.
- È per questo che abbiamo reso obbligatorie le cure S.P.V.
- Cosa? – fece il Selvaggio che non capiva - S.P.V. ?
- Surrogato di Passione Violenta. È l’equivalente fisiologico della paura e della collera. Tutti gli effetti tonici dell’uccisione di Desdemona e del fatto che è uccisa da Otello, senza nessuno degli inconvenienti.
- Ma io amo gli inconvenienti
- Noi no – disse il Governatore – noi preferiamo fare le cose con ogni comodità
- Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato.
- Insomma – disse Mustafà Mond – voi reclamate il diritto di essere infelice.
- Ebbene, sì - disse il Selvaggio in tono di sfida – io reclamo il diritto di essere infelice."
(A. Huxley, "Il mondo nuovo")


***
I mercanti della politica

I mercanti della politica fanno appello solo alla debolezza dei votanti, mai alla loro forza potenziale. essi non cercano di portare le masse, attraverso l'educazione, alla capacità d'autogoverno; a loro basta manipolarle e sfruttarle. (...)
Il candidato deve essere bello, in qualche modo, o virile o paterno. Deve saper intrattenere il pubblico senza annoiarlo. Il pubblico, avvezzo alla televisione e alla radio, vuole lasciarsi distrarre, e non ama che gli si chieda di concentrarsi, di compiere una lunga fatica intellettuale. Perciò i discorsi del candidato-attore devono essere brevi e scattanti. I grandi problemi del momento devono essere liquidati in cinque minuti al massimo; magari (...) in sessanta secondi netti.
La natura dell'oratoria è tale che fra i politici e i chierici c'è sempre stata la tendenza a semplificare questioni complicate.
Dalla tribuna o dal pulpito anche al più coscienzioso degli oratori è difficile dire tutta la verità.
I metodi che usano oggi per vendere il candidato politico, come se fosse un deodorante, danno all'elettorato questa garanzia: egli non sentirà mai dire la verità, su niente.
A. Huxley, "Ritorno al mondo nuovo"



lunedì 16 gennaio 2017

Buzzati - I GIORNI PERDUTI

La vita è fatta di attimi, di giorni. Tocca a noi saperli rendere eterni, pieni di senso. Loro scorrono.

D. BUZZATI, "I GIORNI PERDUTI"
Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all'estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone.
Kazirra scese dall'auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel botro; che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Si avvicinò all'uomo e gli chiese:
- Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste casse?
Quello lo guardò e sorrise:
- Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni.
- Che giorni?
- I giorni tuoi.
- I miei giorni?
- I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno.  C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo Graziella la sua fidanzata che se n'andava per sempre. E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.
Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk il fedele mastino che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare.
Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere.
- Signore! - gridò Kazirra. - Mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole.
Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell'aria, e all'istante scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose.
E l'ombra della notte scendeva.
(D. Buzzati, “I giorni perduti”, in “Le notti difficili”)



R. Magritte, Il senso della notte